Uno studio pubblicato su Giornale britannico di psicologia recentemente ha attirato l’attenzione su un fenomeno intrigante: le persone estremamente intelligenti preferirebbero la solitudine. Perché questo misterioso legame tra intelligenza e bisogno di restare soli? Attraverso questo articolo, proviamo a sviscerare i meccanismi alla base di questi risultati.
Il paradosso della socialità
È generalmente accettato che gli esseri umani siano una specie sociale. In effetti, abbiamo costantemente bisogno di coltivare le relazioni con gli altri per prosperare. E questo non sorprende perché è proprio grazie alle nostre interazioni sociali che abbiamo potuto sviluppare la nostra eccezionale capacità cognitiva.
La teoria dell’intelligenza sociale
Per spiegare la nostra naturale inclinazione alla socialità, alcuni ricercatori avanzano l’ipotesi secondo cui l’intelligenza è in realtà una facoltà sviluppata per servire i nostri bisogni sociali. In altre parole, saremmo intelligenti perché siamo sociali.
Ma allora, se socievolezza e intelligenza sono intrinsecamente legate, come spiegare questa strana tendenza delle persone molto intelligenti a preferire la solitudine? La risposta a questa domanda potrebbe risiedere nella nozione di “eccesso” di intelligenza.
Intelligenza a doppio taglio
Se l’intelligenza è una capacità preziosa per orientarsi ed evolvere all’interno di un gruppo sociale, sembrerebbe che il suo effetto si inverta quando si raggiunge una certa soglia. In effeti, troppa intelligenza potrebbe essere controproducente in termini di socialitàe questo a causa delle differenze che separano gli individui molto intelligenti dal resto della popolazione.
Aspirazioni divergenti
Da un lato sembra esserci una correlazione tra il livello di intelligenza e la natura dei centri di interesse. Pertanto, una persona estremamente intelligente tenderebbe ad appassionarsi ad ambiti complessi e astratti, difficili da condividere con la gente comune. Di conseguenza, queste persone molto intelligenti potrebbero avere difficoltà a stabilire relazioni con coloro che non comprendono o non apprezzano le loro passioni.
Sensibilità esacerbata
D’altro canto osserviamo anche nelle persone molto intelligenti una maggiore sensibilità agli stimoli esterni. In altre parole, sarebbero più colpiti dalla presenza, dalle emozioni e dai giudizi degli altri, il che può essere molto faticoso a livello psicologico. È per questo la necessità di stare da soli in un ambiente calmo e controllato diventa un imperativo vitale per queste personalità ipersensibili.
Felicità nella solitudine?
Raggiungere un equilibrio tra socievolezza e solitudine sarebbe quindi cruciale per il benessere psicologico delle persone altamente intelligenti. Tuttavia, questo approccio ragionato alla vita sociale può anche sembrare paradossale:
- Da un lato l’intelligenza sarebbe stata sviluppata per rispondere meglio ai bisogni della nostra natura sociale;
- D’altro canto, le persone più intelligenti preferirebbero stare lontane dagli altri e favorire la solitudine.
Ma questo paradosso è davvero inconciliabile? Per capirlo ci sembra utile esaminare più attentamente i meccanismi che governano la nostra ricerca della felicità.
L’utilità adattiva dell’intelligenza
Secondo alcuni ricercatori l’utilità dell’intelligenza risiede soprattutto nella sua funzione adattiva. In altre parole, non si tratta tanto di dimostrare che l’intelligenza è una facoltà “sociale” in senso stretto, quanto piuttosto di constatare che gli individui intelligenti hanno sviluppato la capacità di adattare il proprio comportamento all’ambiente per migliorare le proprie condizioni di vita.
Pertanto, queste persone molto intelligenti comprendono intuitivamente che la loro felicità dipende da come riescono a mantenere un fragile equilibrio tra connessione e disconnessione sociale:
- Per interagire con gli altriimparano a modulare la propria sensibilità e a dimostrare apertura, tolleranza ed empatia;
- Per preservare la loro privacysanno ritagliarsi momenti di solitudine favorevoli alla riflessione e allo sviluppo dei propri talenti personali.
Alla fine, quindi, sembra che le persone altamente intelligenti abbiano trovato un modo unico e ingegnoso di usare la propria intelligenza per raggiungere un benessere psicologico ottimale. E così facendo sono riusciti anche a insegnarci una lezione preziosa:
Forse il vero genio sta nella nostra capacità di bilanciare in modo intelligente i nostri bisogni sociali e personali per trovare la felicità ovunque possa essere trovata.