Introduzione all’Assegno Unico per i figli a carico
A partire dal 1° gennaio, ci sarà un cambio importante riguardo all’Assegno Unico per i figli a carico. Come tutti sanno, questo beneficio viene riconosciuto per i figli dalla settima di gravidanza fino all’età di 21 anni, ad eccezione dei bambini con disabilità per i quali non c’è limite di età. Il sostegno economico, riconosciuto a quasi cinque milioni e mezzo di famiglie con figli a carico, subirà una modifica importante nei termini delle somme erogate, al fine di adeguarlo al costo della vita, come avviene ogni anno anche per le pensioni.
Assegno Unico 2024: cosa cambia?
Dal 1° gennaio la rivalutazione si applicherà anche all’assegno unico, cioè il suo adeguamento al costo della vita. Attualmente, gli importi riconosciuti vanno da un minimo di 54 euro a un massimo di 189 euro per bambino, basati sulla fascia ISEE di appartenenza di ogni nucleo familiare. La soglia è stata gradualmente aumentata fino a 16.216 euro e il prossimo anno potrebbe superare i 17mila euro, ampliando effettivamente il numero di beneficiari aventi diritto alla somma massima.
Quindi, i genitori che ricevono mensilmente l’importo minimo di 54 euro vedranno un aumento di 3 euro a partire dal gennaio 2024. Pertanto, l’importo minimo riconosciuto come assegno unico per i figli sarà pari a 57 euro al mese. Allo stesso modo, le famiglie che ricevono l’importo massimo dell’assegno per i figli a carico lo vedranno incrementato dall’importo mensile attuale di 189 euro fino a 199 euro per bambino al mese.
La rivalutazione dell’Assegno Unico Universale nel 2024: la disposizione
L'”Istituzione dell’assegno universale e unificato per i figli a carico, in attuazione della delega conferita al Governo ai sensi della legge n. 46 del 1° aprile 2021″ all’articolo 4 “Criteri per la determinazione dell’assegno” ha stabilito che, per ogni figlio minore o disabile senza limiti di età, è previsto un importo pari a 175 euro mensili.
Assegno Universalizzato e Unificato: la rivalutazione nel 2023
Come annunciato con il , gli importi degli assegni dovuti per l’anno in corso vengono determinati tenendo conto di quanto previsto dall’articolo 4, comma 11, del Decreto Legislativo n. 230/2021. In particolare, applicando un incremento dell’8,1%, l’Assegno Unico Universale per i figli minori e disabili è aumentato da 175,00 euro a 189,20 euro mensili per le famiglie con ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) pari o inferiore a 16.215,00 euro, un valore anch’esso aggiustato rispetto alla soglia precedente di 15mila euro.
Contemporaneamente, l’importo minimo dell’AUU è salito a 54,01 euro mensili per i nuclei familiari con ISEE superiore a 43.240,00 euro. L’AUU cambia anche per i figli adulti. La normativa riconosce l’Assegno Unico Universale:
- Per ogni figlio minore a carico e, a partire dal settimo mese di gravidanza, per i neonati;
- Per ogni figlio maggiorenne a carico fino ai ventuno anni, pur in presenza di certe condizioni soggettive del figlio;
- Per ogni figlio disabile a carico senza limiti di età.
Riguardo al secondo punto, l’AUU è dovuto secondo gli importi rivalutati descritti nella tabella:
Anno | ISEE | Importo mensile AUU | Importo originario Decreto Legislativo n.230/2021 |
---|---|---|---|
Fino a 15mila euro | 85 euro | Originale Decreto Legislativo n.230/2021 | Fino a €40mila euro |
25 euro | 2023 | Fino a 16.215,00 euro | 91.90 |
2023 | Oltre €43.240,00 euro | 27 |
Per gli ISEE più alti, l’importo mensile dell’AUU diminuisce progressivamente fino a raggiungere un valore pari all’importo minimo previsto per le soglie di ISEE dai 39.900,01 ai 40.000 euro o dai 43.131,91 ai 43.240,00 euro.
Assegno Universale e Unificato: la rivalutazione nel 2024
Il decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, in accordo con la Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone, datato 20 novembre 2023, ha previsto una perequazione provvisoria del 5,4% a partire dal 1° gennaio 2024 per il calcolo della rivalutazione delle pensioni, calcolata sulla base della variazione percentuale dell’indice dei prezzi al consumo.