Men l'altro s'alza contrapposto scoglio E il dardo tuo ne colpirìa la cima.
Grande verdeggia in questo e d'ampie foglie Selvaggio fico; e alle sue falde assorbe La temuta Cariddi il negro mare. Tre fiate il rigetta, e tre nel giorno
L'assorbe orribilmente. Or tu a Cariddi Non t'accostar mentre il mar negro inghiotte; Ché mal saprìa dalla ruina estrema Nettuno stesso dilivrarti.
(Odissea, XII, 131-140).
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CARIDDI era una ninfa, figlia di Poseidone (il mare) e di Gea (la terra)
ed era continuamente tormentata da una grande voracità. Si narra che avrebbe rubato e divorato i buoi di Eracle che era passato dallo Stretto
di Messina con l'armento di Gerione e che Zeus, per punirla, l'avrebbe tramutata in un orribile mostro. Tre volte al giorno Cariddi ingurgitava enormi
masse d'acqua con tutto ciò che in esse si trovava, inghiottendo le navi che si avventuravano nei suoi paraggi, poi vomitando l'acqua assorbita. |